Un imprenditore militare

Albrecht von Wallenstein, duca di Friedland (Heřmanice, 24 settembre 1583-Cheb, 25 febbraio 1634)

Difficile qualificare Wallenstein come un grande capitano. Sul campo di battaglia, pur ottenendo alcuni successi, non vinse mai delle grandi battaglie campali e non innovò nulla in termini di tattica militare. Eppure Wallenstein ebbe un grande merito: fu il più grande imprenditore militare della storia. Nato nella piccola nobiltà boema di religione riformata ebbe, malgrado i suoi non fossero di grandissimi mezzi, un’educazione estremamente accurata grazie ad uno zio con cui visse dopo essere rimasto orfano nel 1595. Studiò nelle università di Altdorf presso Norimberga, di Bologna e di Padova, viaggiò in Germania, Francia e Italia, imparò parecchie lingue oltre al ceco e al tedesco. Nel 1604 si diede alla carriera militare, militando nell’esercito imperiale in Ungheria contro i Turchi per un paio d’anni. Poi rientrato in patria si dedicò anima e corpo a migliorare la propria posizione sociale. Iniziò con il convertirsi al Cattolicesimo nel 1606: la religione riformata, in piena Controriforma, impediva nei fatti l’accesso alle più alte cariche di corte, nella quale invece riuscì a entrare nel 1607 quale ciambellano dell’arciduca Mattia d’Austria, futuro imperatore. Oltre a ciò utilizzò una tattica popolare in ambito maschile: “attaccò il sombrero“, come si suol dire. Nel 1609 sposò una ricca vedova ceca, Lucrezia di Vickov, di tre anni più anziana e alla morte di questa nel 1614 ne ereditò i beni. Ma non si sedette a far la bella vita: con i soldi della defunta moglie reclutò un reggimento di cavalleria per l’arciduca Ferdinando (futuro imperatore Ferdinando II) e guidò queste truppe nella guerra contro la Repubblica di Venezia, contribuendo a liberare Gradisca dall’assedio veneto nel 1617. Scoppiata la Guerra dei Trent’Anni nel 1618 dimostrò fedeltà agli Asburgo ancora reclutando truppe per l’imperatore e combattendo contro i Protestanti e gli Ungheresi di Gabor Bethlen in Moravia. La ricompensa venne con la concessione di importanti territori nella Boemia settentrionale, che Wallenstein organizzò in un piccolo stato con il nome di Ducato di Friedland; ma oltre a ciò ricorse nuovamente al “sombrero” sposando in seconde nozze Isabelle von Harrach, appartenente ad una delle più prominenti famiglie nobili dei territori asburgici. In tal modo, con lo sapiente sfruttamento dei territori ottenuti e con le ricchezze della moglie, il piccolo nobile divenne una delle personalità di maggiori mezzi di tutta la Boemia. E a questo punto mise a frutto mirabilmente il proprio talento imprenditoriale. Dai territori boemi nel 1625 trasse a sue spese un’armata che offrì all’imperatore, conscio del principio che l’armata sarebbe vissuta sui territori su cui transitava e che l’imperatore gli avrebbe riconosciuto credito utile per acquistare nuovi territori, specialmente a spese dei nobili protestanti che venivano spodestati. Militarmente con tale armata operò congiuntamente a Tilly nel periodo danese della guerra, portando le sue truppe nella Sassonia e in Slesia, e battendo i Protestanti di Mansfeld nella battaglia di Dessau il 25 aprile 1626. Si portò quindi nel nord, verso il Baltico, costringendo alla difensiva Cristiano IV di Danimarca e ottenendo dall’imperatore nientemeno che i due ducati di Meclemburgo, i cui principi erano stati posti al bando dell’impero per aver sostenuto il re danese. Ma la prima fase dell’epopea di Wallenstein stava già per terminare. L’assedio di Stralsunda nel 1628 fallì e malgrado la vittoria di Wallenstein su Cristiano IV a Wolgast nello stesso anno, che forzò il re danese alla pace di Lubecca, montò l’opposizione dei principi tedeschi, sconvolti dalle distruzioni portate dal nuovo modo di fare la guerra e dalla potenza raggiunta da coloro che consideravano un parvenu. Nel 1630 Ferdinando rimosse Wallenstein dal comando e questi si ritirò nel suo Ducato di Friedland, dove si dedicò allo sviluppo e all’amministrazione delle terre. Tuttavia questo ozio forzato non durò a lungo. I successi cattolici e il denaro francese avevano portato un nuovo campione alla causa protestante, nella persona del re di Svezia Gustavo II Adolfo, uno dei grandi innovatori dell’arte militare dell’età moderna. Sbarcato questi a Peenemünde il 6 luglio 1630 i principi protestanti di Sassonia e Brandeburgo si strinsero a lui. Tilly cercò di opporsi ma perse a Breitenfeld il 17 settembre 1631 e al passaggio della Lech il 15 aprile 1632, lasciandoci la vita. La Baviera e la Germania meridionale a questo punto erano aperte ai Protestanti e a Ferdinando non rimase altro da fare che richiamare Wallenstein. Questi rispose prontamente e raccolse un esercito grazie al credito di cui disponeva in poche settimane, scacciando immediatamente l’esercito sassone dalla Boemia e respingendo lo stesso Gustavo Adolfo nella battaglia di Alte Veste presso Norimberga, il 3 settembre 1632. Si arrivò infine ad una grande battaglia campale a Lützen il 16 novembre ove gli Imperiali furono sconfitti ma nella quale Gustavo Adolfo perse la vita.

Dopo Lützen la situazione si stabilizzò e Wallenstein si ritirò con la propria armata in Boemia astenendosi da operazioni aggressive e cercando di spingere Ferdinando alla pace, che sarebbe passata per la revoca dell’Editto di Restituzione del 1629. L’incursione nel campo politico, ed i suoi abboccamenti con i Protestanti, decretarono la fine di Wallenstein. L’imperatore si convinse del fatto che Wallenstein fosse un traditore e nel febbraio 1634 ordinò che fosse catturato, vivo o morto. Anche la fedeltà dell’armata a questo punto vacillò. Wallenstein fuggì nel nord della Boemia con un manipolo di truppe credute fedeli, mirando ad incontrarsi con Bernardo di Sassonia-Weimar, il nuovo comandante svedese. Ma non ne ebbe il tempo. A Eger, l’odierna Cheb, nella notte del 25 febbraio 1634, alcuni ufficiali scozzesi trucidarono prima i suoi fedelissimi e poi lo stesso Wallenstein, che fu ucciso nella camera da letto a colpi di alabarda.

Per approfondire:

Edward Cust, Lives of the Warriors of the Thirty Years War, Londra, 1865

Charles W. Ingrao, The Habsburg Monarchy 1618-1815, Cambridge, 2000

Golo Mann, Wallenstein (trad.ital.), Firenze, 1981

Josef V. Polišenský, La guerra dei Trent’Anni (trad.ital.), Torino, 1982

Veronica Wedgwood, La guerra dei Trent’anni 1618-1648 (trad.ital.), Milano, 2018

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