Piero Pieri (1893-1966)

1. ORIGINI, STUDI E CARRIERA MILITARE

Piero Pieri nasce a Sondrio il 20 Agosto 1893, da Silvio Pieri (1856-1936), importante e riconosciuto glottologo, ed Enrica Montanari. Dopo un’esperienza lampo nei primi giorni del Settembre 1912 alla Scuola militare di Modena, descritta negativamente in una lettera del 1963 a Guido Quazza (1922-1996), inizia nell’Ottobre dello stesso anno il suo percorso di studi alla Scuola Normale di Pisa concluso nel 1915. Qui si avvicina a Gaetano Salvemini (1873-1957) con cui rimane sinceramente legato anche dopo il periodo alla Normale.

Nel Maggio del 1915 è arruolato nel 7° reggimento degli alpini come ufficiale del battaglione Belluno. È impegnato sul fronte dolomitico della Tofana di Rozes in molte offensive contro gli austriaci, dove rimane tra l’altro ferito e per questo decorato con due medaglie al valore militare. Promosso capitano nel 1917, partecipa in prima persona alla disfatta di Caporetto. Catturato insieme ai suoi uomini, finisce prima nel campo di Sigmundsherberg, poi in quello di Aschash da dove tenta la fuga. Ripreso, finisce internato a Komarom, in Ungheria, dove viene liberato nel 1919. L’esperienza della Prima Guerra Mondiale viene raccontata dal Pieri nelle pagine del libro “La nostra guerra tra le Tofane”, pubblicato originariamente nel 1927 con il titolo “L’Alto Adige nella guerra mondiale. Il 1915-16 tra le Tofane”.

2. L’INSEGNAMENTO

Vinto nel 1919 il concorso per l’insegnamento, inizia l’esperienza di docente come supplente in alcune scuole di Firenze fino al 1922, anno in cui approda come professore straordinario di storia al Regio collegio militare della Nunziatella a Napoli. Nel 1924, dopo il matrimonio con Maria Isotta Bortolotti, diventa ordinario di storia e filosofia nei licei classici. Viene assegnato al liceo artistico di Napoli alla cattedra di storia e storia dell’arte, che mantiene fino all’Ottobre 1935.

Sono anni molto prolifici per le sue ricerche storico-economiche. Vedono la luce infatti: “La restaurazione in Toscana, 1814-21” (1922); “Intorno alla storia dell’arte della seta a Firenze” (1927); “Il regno di Napoli dal luglio 1799 al marzo 1800” (1928). Ma è soprattutto con “La crisi militare italiana nel Rinascimento, nei suoi rapporti colla crisi politica ed economica” (1934) che riceve i maggiori apprezzamenti. In questo lavoro Pieri dimostra come dal 1494 al 1530 la crisi militare degli antichi Stati italiani è causata dalla generale crisi etica e politica che l’Italia stava attraversando, smentendo così le interpretazione – basate sul pensiero di Niccolò Machiavelli (1469-1527) – di un rovinoso sbandamento delle milizie italiane di fronte alle invasioni straniere. Non manca inoltre di sottolineare il precario equilibrio su cui si fonda la politica estera degli stati italiani dell’epoca, sottolineando come questo equilibrio non poteva resistere alla calata in Italia di Carlo VIII (1470-1498).

3. UN PESSIMO RAPPORTO COL FASCISMO

Quasi obbligato da Giocchino Volpe (1876-1971), pubblica “Principe Eugenio di Savoia. La campagna d’Italia del 1706” (1936) per la collana “La Guerra e la milizia negli scrittori italiani d’ogni tempo”, curata dallo stesso Volpe e dal generale e senatore Francesco Grazioli (1869-1951). Pieri lamenta al Salvemini gli ostacoli all’insegnamento universitario e i ricatti subiti ad opera del regime fascista. Finalmente nel 1937 ottiene la cattedra di storia all’Università di Messina, nella facoltà di magistero. Nel 1939 ottiene la cattedra di storia alla facoltà di magistero di Torino, grazie allo spontaneo intervento di Pietro Fedele (1873-1943).

Apertamente antifascista, il 13 Febbraio 1945 viene arrestato insieme alla moglie, i figli ed il cognato, accusati di associazione sovversiva e detenzione abusiva di armi. Vengono liberati solo alla fine di Aprile. Nominato subito dopo commissario preside della facoltà di magistero, si ritrova a dover gestire l’ipotesi d’epurazione per i professori Ferdinando Gribaudi (1902-1971) e Carlo Antonio Avenati (1903-?). Mentre il primo viene reintegrato, il secondo viene epurato in seguito all’abolizione della cattedra di storia e dottrina del fascismo di cui era titolare.

4. GLI ULTIMI ANNI

Dal 1940 al 1963 mantiene il doppio incarico di docente di storia moderna e di storia romana. Una volta fuori ruolo, continua ad esercitare la carica di preside della facoltà di magistero. L’attività di storico va man mano scemando e poco dopo la pubblicazione nel 1974 della biografia dedicata al maresciallo Pietro Badoglio (1871-1956), dona la sua biblioteca alla Biblioteca nazionale universitaria di Torino. Muore a Pecetto Torinese (TO) il 16 Dicembre 1979.

6. LE FONTI

AA. VV., Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, III Appendice (1961).

AA. VV., Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 83 (2015), voce “Pieri, Piero”, curata da Frédéric Ieva.

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