
Nel Medioevo latino, la figura di Maometto (Muḥammad) è stata oggetto di profonde distorsioni, costruzioni mitiche e polemiche teologiche. Lungi dall’essere compreso nella sua realtà storica, il fondatore dell’Islam fu percepito in Europa come un eretico, un idolatra o persino un demonio. Questo articolo esplora la ricezione e la rappresentazione di Maometto nel pensiero medievale occidentale, analizzando fonti letterarie, iconografiche e teologiche, e mettendo in luce il ruolo che tali narrazioni ebbero nella formazione dell’identità cristiana europea in opposizione all’Islam.
INTRODUZIONE
La figura di Maometto (570–632 d.C.), fondatore della religione islamica, suscitò fin dalla sua epoca un’intensa curiosità e un forte timore nei territori cristiani dell’Europa medievale. Tuttavia, nei secoli XII–XIV, le rappresentazioni di Maometto in Occidente non erano il risultato di uno studio obiettivo delle fonti islamiche, bensì costruzioni ideologiche nate dalla necessità di difendere e consolidare l’identità cristiana contro la minaccia dell’alterità musulmana. In questo senso, Maometto fu trasformato in un simbolo negativo, utile alla polemica religiosa e alla propaganda crociata.
LE PRIME CONOSCENZE LATINE SULL’ISLAM
Nel primo Medioevo, le informazioni sull’Islam giungevano in Europa in modo frammentario e spesso deformato, principalmente tramite fonti bizantine o relazioni militari. Solo a partire dal XII secolo, con la traduzione del Corano in latino ad opera di Robertus Retenensis (1143), l’Occidente iniziò a confrontarsi direttamente con i testi dell’Islam, anche se spesso con intenti apologetici e polemici. Il Lex Mahumet pseudoprophete, titolo dato alla traduzione del Corano, riflette chiaramente il giudizio negativo già insito nell’approccio esegetico.
MAOMETTO TRA ERESIA E IDOLATRIA
Nella maggior parte delle cronache medievali, Maometto era rappresentato come un falso profeta o un eretico cristiano, a volte addirittura come un vescovo caduto in disgrazia o come un astuto truffatore. Una delle leggende, piuttosto curiosa e ampiamente diffusa tra i polemisti cristiani, sosteneva che Maometto fosse stato addirittura un cardinale cattolico, candidato al soglio pontificio, che, deluso per non essere stato eletto Papa, avrebbe deciso di fondare una propria religione per vendetta. Naturalmente si tratta di un’invenzione storiografica, e lo stesso concetto di “cardinalato” ai tempi di Maometto (VII secolo) non corrisponde a quello moderno; tuttavia, il fatto che una simile leggenda abbia circolato è significativo: indica il bisogno, nel mondo cristiano medievale, di inquadrare l’Islam come un errore interno, non come un’alternativa esterna. Alcuni autori, come Vincent de Beauvais e Jacques de Vitry, attribuivano a Maometto poteri magici o satanici, oppure lo accusavano di aver inventato l’Islam per soddisfare i suoi desideri carnali e ambizioni di potere. Queste narrazioni erano alimentate dal bisogno di delegittimare la religione musulmana, rafforzando al contempo la verità della fede cristiana.
IL MAOMETTO “IDOLATRO”
Uno dei miti più diffusi era quello secondo cui i musulmani adorassero Maometto come una divinità. In molte miniature e testi, ad esempio, si fa riferimento al culto di una statua di Maometto, spesso distrutta dai crociati. Questo equivoco derivava in parte dalla difficoltà di comprendere il concetto islamico di profezia e dall’assenza di immagini religiose nell’Islam stesso, che lasciava spazio a proiezioni fantastiche da parte dei cristiani.
LETTERATURA E RAPPRESENTAZIONE POPOLARE
Anche nella letteratura epico-cavalleresca, come nella Chanson de Roland, Maometto compare in forma deformata (chiamato “Mahomet”, “Bafomet” o “Tervagant”) come una delle divinità pagane venerate dai Saraceni. In questi testi, l’Islam è del tutto assimilato al paganesimo, e Maometto è presentato come parte di un pantheon immaginario. Questo tipo di rappresentazione, pur priva di fondamento storico, ebbe un impatto profondo sull’immaginario europeo, sedimentando stereotipi durati secoli.
MAOMETTO NELL’ICONOGRAFIA
Le raffigurazioni di Maometto nell’arte medievale europea sono rare ma significative, soprattutto per il loro valore polemico e propagandistico. Lungi dal presentare il profeta dell’Islam in termini realistici o rispettosi, l’iconografia cristiana medievale lo inserisce in un repertorio visivo di condanna, spesso associandolo a eresia, idolatria e scisma come nella celeberrima miniatura del Yates Thompson 36.
Una delle più celebri rappresentazioni iconografiche di Maometto conservato alla British Library (sec. XIV, probabilmente realizzato in Toscana). Questo manoscritto illustrato della Divina Commedia di Dante raffigura l’episodio dell’Inferno, Canto XXVIII, dove Maometto è collocato tra i seminatori di discordia. L’immagine mostra il profeta con il petto squarciato, da cui pendono le viscere, in atto di mostrare le ferite con una drammaticità che enfatizza la colpa della divisione. Accanto a lui, è spesso raffigurato ʿAlī, anch’egli mutilato.
«Vedi come storpiato è Maometto! dinanzi a me se ne va piangendo Alì, fesso dal mento infin dove si mette» (Inf., XXVIII, 31–33).
Questa iconografia fu replicata anche in altri manoscritti miniati della Commedia, come quello del Codice Egerton 943 (British Library) e nel Codice Urbinate Latino 365 della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Un’altra importante fonte iconografica è il poema didattico L’Image du Monde di Gautier de Metz (ca. 1245), che ebbe ampia diffusione manoscritta. Alcune versioni illustrate del testo (es. Bibliothèque nationale de France, ms. français 574) raffigurano Maometto come un falso profeta o come adoratore di idoli, spesso affiancato da animali o mostri, a sottolinearne la natura “bestiale”. In queste illustrazioni, si fondono ignoranza dottrinale e intento satirico.l
Nel Codex Manasse (ca. 1300–1340), celebre manoscritto miniato tedesco, appare una miniatura con un’immagine allegorica di filosofi e poeti antichi e orientali, in cui alcuni studiosi ipotizzano la presenza di Maometto raffigurato tra gli eretici o i “sapienti deviati”. Sebbene l’identificazione non sia certa, l’inserimento tra figure non cristiane suggerisce il ruolo di “altro” ideologico.
In alcune raffigurazioni del Giudizio Universale, soprattutto in area franco-fiamminga, Maometto appare tra i dannati o tra gli eresiarchi. Un esempio è nella basilica di San Petronio a Bologna, dove, in un affresco della fine del XIII secolo (attribuito alla scuola di Giotto), compaiono eretici puniti in modi simili alla descrizione dantesca, e che la tradizione identificava con il profeta islamico Le raffigurazioni medievali di Maometto non rispondono a esigenze storiche o documentarie, ma sono costruzioni visive ideologiche, concepite per rinforzare l’ortodossia cristiana e rappresentare l’Islam come errore o minaccia. Il contesto teologico e letterario – specialmente dantesco – ha fornito le basi iconografiche per raffigurazioni altamente stigmatizzanti, che hanno avuto grande impatto nella cultura visuale europea fino all’età moderna.
TENTATIVI DI COMPRENSIONE: DA PIETRO IL VENERABILE A RAIMONDO LULLO
Nonostante la prevalenza di rappresentazioni ostili, alcuni pensatori cercarono di comprendere l’Islam in modo più articolato. Pietro il Venerabile, abate di Cluny, commissionò la prima traduzione del Corano, considerandola necessaria per combattere l’Islam sul piano teologico. Raimondo Lullo, invece, propose un dialogo missionario e filosofico con i musulmani, utilizzando la logica aristotelica. Queste figure, pur animati da un intento apologetico, contribuirono a una maggiore conoscenza del pensiero islamico.
CONCLUSIONE
Nel Medioevo latino, Maometto fu trasformato in un simbolo dell’alterità religiosa, utilizzato per rafforzare l’identità cristiana e giustificare le guerre sante. La sua immagine fu modellata non sulla realtà storica, ma sui bisogni culturali e politici dell’Occidente cristiano. Solo con il tardo Medioevo e l’inizio dell’età moderna, grazie a viaggiatori e orientalisti, si iniziò a distinguere la figura reale del profeta da quella immaginaria costruita nel contesto del conflitto religioso. Lo studio di queste rappresentazioni offre oggi una finestra privilegiata per comprendere i meccanismi della costruzione del nemico e del dialogo (mancato o tentato) tra culture.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
Norman, Daniel, Islam and the West. The Making of an Image, Edimburgo, 1960
Southern, Richard W., Western Views of Islam in the Middle Age, Harvard, MA, 1962
Tolan, John W., Saracens: Islam in the Medieval European Imagination, New York, NY, 2002
FONTI:
Dante Alighieri, La Divina Commedia, ed. Giorgio Petrocchi, Le Monnier, 1966–1967. Commentata da Sapegno, Singleton, o Chiavacci Leonardi per contesto teologico e storico.
FONTI ICONOGRAFICHE (ARTE MEDIEVALE):
• Camposanto Monumentale di Pisa (attribuito a Buonamico Buffalmacco, XIV sec.): ciclo dell’Inferno dove appare probabilmente anche Maometto, squarciato.
• Basilica di San Petronio a Bologna, cappella Bolognini, affresco del giudizio universale di Giovanni da Modena, 1410-1415 (particolare).
• frammenti del celebre manoscritto miniato da Priamo della Quercia. In una di queste scene (volta 51b) Dante e Virgilio si confrontano con i “seminatori di discordia” – tra cui è identificato Maometto – fedeli alla descrizione dantesca del Canto XXVIII.
Miniature dei codici della Commedia:
• Yates Thompson 36 (British Library, sec. XIV): mostra Maometto sventrato.
• Codice Urbinate Latino 365 (Vaticana): presenta l’immagine del profeta con evidenti ferite.