TRA MAGIA, FEDE E VITA QUOTIDANA
Nel cuore del Medioevo, tra manoscritti miniati e monasteri operosi, emerge un testo singolare e affascinante: l’incantesimo delle api di Lorsch. Questa formula magica, apparentemente semplice, ci offre uno sguardo profondo non solo sul rapporto tra uomo e natura nel mondo germanico, ma anche su come antiche credenze popolari si siano intrecciate con la religione cristiana.
UN INCANTESIMO PER LA VITA QUOTIDIANA
A differenza di molti altri testi magico-religiosi del tempo, l’incantesimo di Lorsch non è rivolto a curare malattie o scacciare spiriti maligni. Si tratta invece di una formula legata a un’esigenza pratica: evitare che le api si disperdano e farle tornare all’alveare sane e salve. Un’esigenza tutt’altro che secondaria in un’epoca in cui le api rappresentavano una risorsa fondamentale.
L’IMPORTANZA DELLE API NEL MEDIOEVO
Le api erano considerate preziose per due motivi principali:
1. Sul piano economico, erano indispensabili. Producevano miele, l’unico dolcificante naturale ampiamente disponibile, e cera, necessaria per realizzare candele, in un’epoca priva di elettricità.
2. Sul piano simbolico e religioso, avevano un’aura di purezza. Si credeva che fossero capaci di distinguere il bene dal male, e che fossero associate alla castità e alla purezza spirituale. Proprio per questo, si pensava che fossero protette dalla Vergine Maria, citata esplicitamente anche nel testo dell’incantesimo.
L’importanza delle api non era soltanto una questione culturale o religiosa: lo testimoniano anche le leggi del tempo. La Lex Salica, per esempio, dedica un intero capitolo (De furtis apium) alle pene previste in caso di furto di api. Inoltre, secondo le norme consuetudinarie, le api non potevano essere comprate o vendute: potevano solo essere donate, e non rispettare questa usanza era considerato di cattivo auspicio.
DUE FORMULE IN UNA
Analizzando il testo più da vicino, emerge una particolarità significativa: l’incantesimo sembra composto da due parti distinte. Nella prima sezione, troviamo una formula che invoca il ritorno dello sciame. Nella seconda, viene rivolto un monito affinché le api non si allontanino, non si disperdano e non volino via.
Questa separazione non è solo contenutistica, ma anche stilistica e metrica: la prima parte presenta residui di allitterazione, caratteristica delle antiche composizioni germaniche; la seconda è più semplice e moderna nella forma. Per questo motivo molti studiosi ritengono che il testo derivi dalla fusione di due incantesimi separati, che in origine erano autonomi e usati in momenti diversi.
IL MANOSCRITTO: UN MESSAGGIO MARGINALE E NASCOSTO
L’incantesimo ci è pervenuto grazie a un manoscritto prezioso, oggi conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, identificato come Pal. lat. 220. Anche se custodito a Roma, il codice ha origini tedesche: proviene dal monastero di Lorsch, importante centro culturale carolingio. Il manoscritto, redatto su pergamena, è di tipo miscellaneo, cioè contiene testi di vario genere, in particolare opere religiose come omelie, prediche e scritti di autori come Sant’Agostino, San Bonifacio e Beda. Dal foglio 1 al foglio 61, il contenuto è essenzialmente cristiano; dal foglio 62 appaiono nomi propri germanici, e tra il foglio 63 e il 71 troviamo testi come il De Natale Domini.
Ed è proprio sul margine inferiore del foglio 58r che troviamo il nostro incantesimo, scritto al contrario, come se fosse stato annotato quasi di nascosto o con una certa riservatezza. Questo dettaglio ha stimolato la curiosità dei filologi: era una formula che circolava oralmente? Era usata privatamente da un monaco apicoltore?
IL TESTO DELL’INCANTESIMO: UNA VOCE ANTICA PER DOMARE LO SCIAME
Kirst, imbi ist hûcze Nũ fliuc dû, vihu minaz, hera Fridu frôno in munt godes gisunt heim zi comonne Sizi, sizi bina Inbôt dir sancte Maria Hurolob ni habe dû Zi holce ni flûc dû Noh dû mir nindrinnês Noh dû mir nintuuinnêst Sizi vilu stillo Uuirki godes uuillon.
Cristo, lo sciame di api è qui fuori! Ora vola, animale mio, vieni.
Nella pace del Signore, nella protezione di Dio, torna a casa in buona salute. Siediti, siediti, ape. Il comando a voi da parte di Maria Santissima. Non hai pause; Non volare nel bosco; Neppure tu dovresti allontanarti da me. Né sfuggirmi. Siediti completamente immobile. Fai la volontà di Dio.
Nonostante il tono e la forma magica, l’incantesimo di Lorsch è del tutto privo di elementi pagani. I riferimenti sono esclusivamente cristiani: Dio, Cristo, la Madonna. Questo ci mostra come antiche pratiche verbali di tipo incantatorio siano state assorbite e reinterpretate all’interno del pensiero religioso medievale, mantenendo la loro funzione pratica ma adattandosi al nuovo contesto culturale.
FONTI:
Alessandra Calanchi, Luca Renzi, Salvatore Ritrovato (a cura di). Le api tra realtà scientifica e rappresentazione letteraria e artistica. Atti del convegno di studi (Urbino, 28 e 29 ottobre).
Benedizioni o incantesimi per le api e per i cani. Un esempio sincretico religioso e di sovrapposizione dei simboli di Rosaria Scialpi,
Filologia germanica – Lezione 3 settimana 9 Universita’ degli Studi Milano
INCANTESIMI E FORMULE MAGICHE DI AREA TEDESCA.
IMMAGINI:
1 – Foglio 58r del manoscritto Pal. lat. 220 conservato alla Biblioteca Apostolica Vaticana con evidenziato il testo dell’incantesimo scritto al rovescio ed a lato, dritto per consentirne la lettura.
2 – Pieter Bruegel il Vecchio, Apicoltori, 1540-1569.
3 – Alveari e apicoltori. In alto a sinistra da bestiario di Aberdeen, XII secolo. In alto a destra da bestiario del 1250. In basso a sinistra da De natura animalium, Cambral, circa 1270. In basso a destra da Salterio di Lutterell, 1325-1335.
4 – Apicoltori alle prese con gli Orsi da Fleur de Vertu, XVI secolo.