
Nel corso del Medioevo europeo, in un tempo in cui la fede permeava ogni aspetto della vita quotidiana e la superstizione conviveva con la religione, si diffuse una delle più tragiche e persistenti calunnie contro la comunità ebraica: l’accusa di omicidio rituale. Queste accuse, note come “blood libel” o “accusa del sangue”, nacquero in Inghilterra nel 1144 con il caso di Norwich e si diffusero rapidamente in tutta Europa. Il loro impatto fu devastante: processi sommari, violenze popolari e leggi discriminatorie segnarono la vita delle comunità ebraiche per secoli.
La leggenda dell’omicidio rituale, del tutto priva di fondamento, consisteva nel dire che gli ebrei avrebbero rapito e ucciso bambini cristiani, soprattutto durante la Pasqua, per utilizzarne il sangue nei propri riti religiosi. L’immaginario collettivo, già profondamente segnato dalla diffidenza verso tutto ciò che era “altro”, trovò in queste storie un facile bersaglio: una minoranza visibile, economicamente attiva, culturalmente distinta e religiosamente separata.
CASI EMBLEMATICI
Il primo episodio documentato risale all’anno 1144, nella città inglese di Norwich, dove un ragazzo di nome William fu trovato morto. La sua morte, inspiegabile, venne presto attribuita agli ebrei locali, accusati di averlo ucciso in una sorta di macabro rituale che ripeteva la Passione di Cristo. Non vi era alcuna prova, ma il sospetto scatenò un violento pogrom contro la comunità ebraica: famiglie furono arrestate e private dei loro beni, mentre le autorità locali decretarono l’espulsione degli ebrei dal territorio, sancendo così un precedente di persecuzione collettiva.
A Blois, nel 1171, la morte del chierichetto Denis diede il via a un processo inquisitoriale in cui alcuni ebrei furono condannati a morte, alimentando la narrazione di un complotto sacrilego e suscitando nuove misure restrittive nei confronti delle minoranze giudaiche.
Nel 1255, a Lincoln, il caso di Hugh attirò l’attenzione diretta del re inglese: nonostante l’intervento regale mirasse a temperare gli eccessi, diverse persone furono comunque riconosciute colpevoli e giustiziate, inasprendo l’ostilità verso gli ebrei e giustificando ulteriori confische.
Ultimo caso conosciuto fu quello di Simonino di Trento. Era un bambino di poco più di due anni la cui scomparsa durante il Giovedì Santo del 1475 innescò accuse di omicidio rituale contro la piccola comunità ebraica locale. Il principe-vescovo Giovanni Hinderbach, sotto la pressione di predicatori come Bernardino da Feltre, fece torturare quindici ebrei fino a ottenere confessioni, e molti di loro furono arsi vivi in una serie di processi sommari. Nel 1588 papa Sisto V riconobbe il culto del “martire” Simonino, che rimase celebrato a Trento fino al XX secolo. Solo nel 1965, grazie agli studi storici e al clima di riforma post-conciliare, l’arcidiocesi trentina ammise l’infondatezza delle accuse, soppresse il culto e restituì alla vicenda il volto di un’ingiustizia perpetrata contro la comunità ebraica. Nel 1475 a Trento l’accusa di aver assassinato Simone si trasformò in un’inchiesta papale: sotto lo sguardo dei tribunali ecclesiastici, numerosi ebrei furono condannati e arsi sul rogo, segnando uno degli episodi più drammatici e documentati del mito del sangue nell’Europa tardo-medievale.
PAURE, RELIGIONE E POTERE
Le accuse di omicidio rituale nascevano in un contesto sociale ben delineato. Erano il frutto di paure profonde: il timore dell’altro, l’incomprensione religiosa, l’invidia sociale. Gli ebrei erano spesso prestatori di denaro, attività malvista ma tollerata, e questo li rendeva particolarmente vulnerabili in tempi di crisi economica o tensioni politiche. Si propagarono sempre di più le prediche populiste che dipingevano gli ebrei come nemici del Cristianesimo fomentando la ricerca di capri espiatori nelle carestie, pestilenze e crisi politiche Il terreno fertile era da ricercarsi negli stereotipi antisemiti radicati nella tradizione cristiana medievale, Nella necessità di spiegazioni semplici a calamità naturali o sociali Spesso le accuse erano una strumentalizzazione di aristocratici indebitati o ostili Contribuì anche il ruolo delle prediche popolari nel creare un clima d’odio.
RUOLO DELLA CHIESA E DELLE AUTORITA’ SECOLARI
Anche se alcuni papi cercarono di difendere gli ebrei (come Innocenzo IV e Gregorio X, che condannarono ufficialmente queste calunnie), le autorità locali e la popolazione spesso ignoravano tali prese di posizione. In un’epoca in cui la giustizia era tutt’altro che imparziale, bastava poco per trasformare la menzogna in verità pubblica. I vescovi locali oscillavano tra protezione e persecuzione delle comunità ebraiche. I governanti usavano le accuse per giustificare confische di beni e entrate di cassa. Gli ordini mendicanti diffondevano versioni sensazionalistiche sulle donne ebraiche.
IMPATTO SULLE COMUNITA’ EBRAICHE
Queste tremende accuse e le loro conseguenze portarono la popolazione giudaica ad un crescente isolamento e segregazione nei ghetti e a un aumento dei pagamenti di protezione (tolleration fines) Molti ebrei migrarono verso regioni più tolleranti come la Spagna e la Penisola Balcanica.
UN’EREDITA’ PERICOLOSA
Le accuse di omicidi rituali costituiscono uno dei capitoli più cupi dell’antisemitismo medievale. Questa leggenda del sangue sopravvisse ben oltre il Medioevo. Nel Rinascimento, nell’età moderna, fino a giungere – in forme nuove e più “raffinate” – all’antisemitismo dell’Ottocento e del Novecento. Le stesse logiche di disumanizzazione, costruite su menzogne religiose e culturali, sarebbero riemerse con forza nell’Europa dei totalitarismi, con esiti tragici che la storia conosce fin troppo ben conosciamo Ancora oggi, comprendere le radici storiche del “blood libel” è fondamentale per contrastare stereotipi antisemiti e salvaguardare la memoria delle vittime.
FONTI:
Cusumano, Nicola, “Ebrei e accuse di omicidio rituale: in margine a un libro di Ariel Toaff”, in Mediterranea. Ricerche Storiche 4 (2007)
Gitlitz, David M. e Davidson, Linda K., The Blood Libel Legend: A Casebook in Anti-Semitic Folklore, Lincoln, NE, 2002
Langmuir, Gavin I., Toward a Definition of Anti-Semitism, Berkeley, CA, 1990
Nirenberg, David, Communities of Violence: Persecution of Minorities in the Middle Ages, Princeton, NJ, 1996
Patai, Raphael, The Myth of the Jewish Ceremonial Murder: The Legend of the Ritual Slaughter, Lincoln, NE, 1990
Peters, Edward H., “Blood Libel: The Ritual Murder Accusation at Norwich in 1144 and the Suppression of the Jews”, in John Gillingham (a cura di), The English in the Twelfth Century, Martlesham, Suffolk, 2000
Taradel, Rodolfo, L’accusa del sangue. Storia politica di un mito antisemita, Roma, 2002.
Toaff, Ariel, Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali, Bologna, 2008
IMMAGINI:
1. Scena del martirio di San Simonino in una xilografia di area germanica.
2. Ebrei perseguitati”, miniatura tratta dal manoscritto “Cronache del Priorato della Cattedrale di Rochester“, ms. Cotton MS Nero D II, c. 183v, fra il 1100 e il 1650, British Library, Londra.
3. L’editto ufficiale (Judenpatent) con cui Ferdinando I d’Asburgo dichiarò obbligatorio l’uso del Gelber Ring (illustrato in basso a destra).