Jacques Bretel è stato un troviero attivo nella Francia settentrionale alla fine del XIII secolo. Di lui ci resta un componimento straordinario, “Le Tournoi de Chauvency”, che può essere definito come un vero e proprio resoconto, quasi giornalistico, di un grande evento mondano all’interno della società cavalleresca avvenuto nel 1285.
Il torneo cavalleresco, nato probabilmente in Francia nel sec.IX, verso la fine del ‘200 stava conoscendo il proprio apogeo. Costituiva il tipico passatempo sportivo, per così dire, della classe dei milites, i cavalieri. Luogo privilegiato ove dimostrare il proprio valore, la propria abilità e, perché no, spesso ottenere un importante tornaconto. Talvolta trovare un nuovo “datore di lavoro” oppure più semplicemente vincere del denaro, per premi offerti oppure per riscatti richiesti ai vinti. Certo è anche diffuso l’impegno per un motivo cortese, ovvero il cavaliere che si batte per una dama o per una corona di fiori, ma questo è più tipico per i tornei organizzati all’interno di cerchie nobiliari ristrette in ambito geografico. Per gli organizzatori, in genere grandi feudatari quando non sovrani stessi, il torneo è una grande festa per celebrare la grandezza e il potere della propria casata. Si tratta di eventi che coinvolgono centinaia di partecipanti con durata di alcuni giorni, che costano agli organizzatori somme assolutamente considerevoli. Sono eventi che sicuramente contribuiscono a far girare l’economia del circondario ma che al contempo sono forieri di incrementi fiscali: nel 1379 i cittadini di Gand scatenarono un tumulto quando il conte di Fiandra annunciò un torneo da tenersi nella loro città.
I tornei, contrariamente alla maggioranza delle rappresentazioni moderne che ne viene fatta, consistevano principalmente nella mélée, la mischia, uno scontro generale, a piedi o a cavallo, che coinvolgeva tutti i partecipanti, in genere divisi in due bandi contrapposti. In questo senso era in tutto e per tutto una rappresentazione dello scontro medievale tra cavalieri, senza la partecipazione di fanti, arcieri o balestrieri. La giostra, ovvero lo scontro individuale tra due cavalieri, solitamente anticipava appunto il momento clou del torneo, e serviva più che altro ai vari partecipanti per mettersi in mostra e presentarsi al pubblico. Sarà solo dal ‘300 in poi che la giostra acquisterà un ruolo maggiore fino a diventare l’essenza del torneo. In quanto alle armi i tornei si combattono con armi vere, da guerra, e sarà solo verso la metà del ‘200 che compaiono le prime armi, lance soprattutto, spuntate, volte a mitigare gli effetti degli scontri.
I tornei sono fin dall’inizio eventi estremamente violenti e, anche se tenuti per fini di divertimento, provocano parecchie vittime, in modo tale che prima la Chiesa, e poi anche il potere laico, si ergeranno periodicamente contro di essi, con proibizioni e diffide, volte quantomeno a ridurne la frequenza. Parecchi principi europei perdono la vita a seguito di ferite riportate nei tornei: Goffredo II, duca di Bretagna a Parigi nel 1186, Fiorenzo IV, conte d’Olanda a Corbie nel 1234, Giovanni I, duca di Brabante a Bar nel 1294, Raoul I, conte d’Eu e di Guines, conestabile di Francia, a Parigi nel 1345, Gastone di Foix, principe di Viana, a Libourne nel 1470. Più grave di tutti sarà una vittima reale, Enrico II di Francia, a Parigi, nel 1559, a provocare la fine definitiva dei tornei in Francia proclamata da Caterina de’ Medici. E se queste sono le vittime famose moltissime sono quelle rimaste ignote: nel marzo dell’anno 1000 numerosi morti tra i cavalieri della Champagne in un torneo a Troyes, sessanta morti nel 1240 in un torneo a Neuss e chissà quanti altri. Ma le diffide e i divieti servono a poco, vengono sistematicamente ignorati, o aggirati.
Il torneo di Chauvency descritto da Jacques Bretel con dovizia di dettagli appartiene a quel periodo che possiamo definire il canto del cigno del grande torneo cavalleresco. Fu organizzato da un signore di media importanza, Luigi V, conte di Chiny, un territorio appartenente al Sacro Romano Impero al confine con il regno di Francia nella regione storica della Lorena. Il luogo scelto fu il piccolo borgo di Chauvency, oggi un comune di 250 abitanti nel dipartimento della Mosa, di cui era signore Gerardo di Chiny, fratello del conte. L’essere situato Chauvency in terra d’impero permetteva di aggirare il divieto dei tornei vigente al momento in Francia. Ma in tutto e per tutto quella terra era nei fatti francese e la “langue d’oil” era la lingua in cui si esprimevano i cavalieri della zona, delle terre fiamminghe, renane e lorenesi vicine. Non abbiamo notizia nel manoscritto di Bretel di come e dove il torneo sia stato annunciato, oppure di come siano stati mandati gli inviti a parteciparvi. Sappiamo che in una domenica del mese di ottobre 1285 più di 500 partecipanti si ritrovarono a Chauvency e nella vicina Montmédy con il loro seguito di scudieri, parenti e dame. Decine e decine di tende erano state erette per accogliere tutta questa moltitudine mentre nessuna ospitalità era possibile da trovarsi nei borghi, poiché pure i fienili e le stalle erano piene di ospiti. I cavalieri provenivano dalla Lorena, dal Palatinato Renano, dall’Alsazia, dalla Fiandra, dall’Hainaut, dalla Borgogna, dall’Artois, dal Berry e dal Sancerre, ma ve ne erano anche provenienti dall’Inghilterra e dalla Scozia. I principi presenti, oltre all’ospite, erano: Enrico VI, conte di Lussemburgo (padre dell’imperatore Enrico VII), Emich e Federico, conti di Leiningen e di Dagsbourg, Filippo di Fiandra, conte di Chieti, Fiorenzo di Hainaut, poi principe d’Acaia, Stefano II, conte di Sancerre.
La serata della domenica vede il ricevimento degli ospiti al castello (il castello di Chauvency, oggi scomparso) con libagioni, musica e danze.
Il lunedì e il martedì sono occupati dai preliminari del torneo. Si inizia con una sfilata di cavalieri guidata dagli araldi tra grida di guerra e squillare di trombe. Vengono mostrati gli armoriali e proclamati a gran voce i nomi e i titoli dei participanti. Poi iniziano le giostre ove i cavalieri si lanciano a due a due, a lancia in resta, l’uno contro l’altro, con l’obiettivo di rompere le lance abbattendo l’avversario. Le coppie non sono state sorteggiate ma si sono formate in autonomia, in genere con il versamento di una cauzione che sarebbe andata come premio al vincitore. Si tengono un centinaio di scontri per giornata, che coinvolgono quasi tutti i cavalieri salvo i più titolati e i più anziani. Bretel descrive numerosi di questi scontri ma la sua descrizione è sospetta in quanto evidenzia soprattutto i cavalieri che gli hanno fatto da mecenate, forse pagandolo per la descrizione positiva.
Dopo le fatiche dei due giorni il mercoledì è una giornata di riposo spesa dai cavalieri per organizzare l’evento principale del torneo, la mélée o mischia generale, che avrà luogo il giorno successivo, dividendosi i partecipanti in due gruppi: i cavalieri provenienti dalle zone più “francesi” e quelli dalle zone più “tedesche”.
Il giovedì, infine, ha luogo la sfilata di tutti i partecipanti e, nel tardo pomeriggio, lo scontro generale, che termina con l’arrivo della notte. Lo scontro è aperto da un cavaliere importante, Henri de Blâmont, che caracollando si precipita sugli avversari, cavalieri di Fiandra e Hainaut, li sfida e inaugura la mélée colpendo gli avversari più avanzati. A questo punto gli si uniscono altri cavalieri del proprio bando e la mischia in breve diventa generale. Ora la descrizione di Jacques Bretel diventa simile alla descrizione di una partita di calcio: il conte di Lussemburgo sfida Renaud de Trie…Filippo di Fiandra e Fiorenzo di Hainaut si precipitano sugli uomini del conte di Chiny e del signore d’Esch…Messo male il conte Luigi sembra fuori dai giochi e il suo cavallo perduto ma ecco André d’Amance che arriva e salva la cavalcatura del conte !!!….Alle luci dell’imbrunire ecco infine Gerardo di Chauvency che arriva: risuonano nell’oscurità le grida di battaglia dei vari casati e le armi vengono abbassate. Il grande torneo è terminato. Nella notte seguono grandi libagioni, danze e chissà quant’altro. Il venerdì la sveglia è molto tarda, i cavalieri fanno colazione e poi è il momento degli addii.
Chauvency è tra gli ultimi grandi tornei medievali. Negli anni successivi molti dei partecipanti al torneo, tra cui il conte di Lussemburgo, troveranno la morte sul campo di Worringen, il 5 giugno 1288, in una delle ultime grandi battaglie tra cavalieri medievali. Ancora molti dei giostratori di Chauvency lasceranno i propri speroni d’oro sul campo di battaglia di Courtrai, l’11 luglio 1302, in quella che è considerata la prima grande affermazione della fanteria sulla cavalleria medievale. Nel maggio 1304 la cavalleria franca di Grecia si darà appuntamento nel grande torneo di Corinto, con più di mille partecipanti, pochi anni prima di essere massacrata dai rudi Almogavari nella piana di Halmyros, il 15 marzo 1311.
I tornei continueranno ma a poco a poco cambieranno di carattere, con minori partecipanti e la giostra soppiantando la mélée. Nel 1434, in Castiglia, il nobile Suero de Quiñones otterrà da re Giovanni II il permesso di accamparsi con dieci dei suoi cavalieri e sfidare per un mese intero, dal 10 luglio al 9 agosto, presso Hospital de Orbigo, qualunque cavaliere avesse voluto attraversare il ponte, posto sul famoso cammino di Santiago. Suero e i suoi, coperti di ferite, abbandonarono il ponte invitti dopo 166 scontri e restarono nella leggenda. Cervantes ne pose il nome in bocca a Don Chisciotte.
Nel ‘400 e ‘500 i tornei sono dati dai re e dai grandi principi per festeggiare grandi eventi, come matrimoni o trattati di pace, ma nulla più hanno a che vedere con i grandi tornei medievali.
Il 30 giugno 1559 un grande torneo è dato a Parigi per festeggiare il trattato di Cateau Cambrésis e le doppie nozze tra Filippo II di Spagna, Elisabetta di Valois, Emanuele Filiberto di Savoia e Margherita di Valois. Enrico II, re di Francia, si scontra in giostra con Gabriel de Montgomery, capitano della guardia scozzese, e riceve delle schegge della lancia di questo nell’occhio che si riveleranno fatali. Il re morirà tra atroci sofferenze il 10 luglio. La regina vedova, Caterina de’ Medici, da allora vieterà i tornei sul territorio del regno. Questa volta sarà ascoltata.
Per approfondire:
vari siti web tra cui:
https://fr-academic.com/dic.nsf/frwiki/991520
https://archive.nyu.edu/bitstream/2451/28088/2/AlexanderChauvency.pdf