Una volta ritrovata la pace in famiglia, Ottone I di Sassonia (912-973) che nel frattempo aveva sposato Adelaide di Borgogna (928/933-999), vedova di re Lotario II d’Italia (?925-950), e tramite il matrimonio era riuscito ad inserirsi nelle vicende del regno italico, dovette affrontare un nuovo pericolo. Esso proveniva dall’esterno ed aveva il volto di un nemico del passato: gli Ungari.
Già Corrado I (881-918) re dei Franchi Orientali e lo stesso padre di Ottone I, Enrico I l’Uccellatore (876-936), avevano dovuto fronteggiare la minaccia ungara e sottostare alle loro richieste, fino a quando il padre di Ottone I, dopo una pace di 9 anni, era riuscito ad arrestarne l’avanzata battendoli a Riade nel 933. Ottone I si era imbattuto in loro già nel 936, anno della sua incoronazione, ed era riuscito a respingerli.
In questo nuovo scontro Ottone I poteva avvalersi di un esercito costituito da 8 legioni.
Egli comandava personalmente la 5° legione mentre le altre erano agli ordini di suoi fedelissimi: Corrado il Rosso (929-955), il genero, a capo dei franchi della 4° legione; i luogotenenti di suo fratello Enrico (?920-955) erano al comando delle prime tre legioni costituite da bavari; Burcardo III (915-973) di Svevia comandava la 6° e la 7° legione costituita appunto dai soldati svevi, mentre l’ultima era al comando di Boleslao (909-967) duca dei Boemi. Propria questa legione era stata la prima a subire l’attacco nemico.
Ottone I portava prontamente soccorso ai suoi alleati boemi tramite Corrado il Rosso e i suoi uomini, mentre non risparmiava di spronare i suoi soldati alla guerra con un accorato discorso. Con la lancia di Longino in mano li guidava a conquistare la definitiva vittoria contro gli Ungari, i quali battuti a Lechfeld venivano fatti prigionieri e tre loro capi venivano impiccati.
Ottone I era riuscito a battere l’eterno nemico grazie all’aiuto di un esercito che, costituito da Sassoni, Franchi, Svevi, Bavari e Boemi, era l’esternazione della sua capacità politica di creare un “impero” per la quale era tanto apprezzato dai suoi contemporanei, ma aveva gettato anche le basi della nazione tedesca, oggetto di ammirazione nelle epoche successive.
Un anno decisivo il 955 per Ottone I: battuti definitivamente gli Ungari, avuto dalla moglie Ottone II, futuro erede al trono, il sovrano doveva però subire la perdita del fratello Enrico di Baviera e del genero Corrado il Rosso, colpito da una freccia degli Ungari proprio nella battaglia di Lechfeld.
Nel frattempo le vicende del regno italico, fattesi ancora più tese, richiedevano, di nuovo, la presenza del leggendario sovrano vincitore di una calamità, gli Ungari appunto, che si erano spinti una prima volta nel 899 – ne sarebbero seguite altre – anche sul suolo italico, sconfiggendo l’esercito di Berengario del Friuli (850-924).
Curiosità: la lancia di Longino, appartenente al tesoro della famiglia di Ottone I, era la lancia con cui Longino, soldato romano, aveva trafitto il costato di Gesù.
FONTI
– Widukind di Corvey, Le imprese dei Sassoni, introduzione, traduzione e note a cura di P. Rossi, Pisa University Press, 2021
– Keller, H. Gli Ottoni una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI), Carocci editore, 2021
– Ferdinand Gregorovius, Storia di Roma nel medioevo dall’età carolingia al XI secolo, vol. II, ed. Res Gestae, 2016