Frankokratia

La dominazione latina in Grecia nel tardo Medioevo (1204-1566)

La IV Crociata e il collasso dell’Impero Bizantino

La caduta di Costantinopoli il 12 aprile 1204 segnò il collasso dell’Impero Bizantino. I due partner dell’alleanza che aveva portato alla conquista della grande città, Crociati, soprattutto francesi e italiani, e Veneziani, avevano stilato dei piani dettagliati su come spartire tra loro i territori dell’impero in un celebre trattato noto come Partitio terrarum imperii Romaniae. Il territorio bizantino, sulla carta, fu spartito tra Venezia, il neo-eletto imperatore latino di Costantinopoli e i vari grandi signori partecipanti alla crociata, che all’imperatore avrebbero prestato omaggio feudale. In linea di massima Venezia ottenne un quarto della città di Costantinopoli e una serie di piazzeforti sul mare, buona parte della Tracia orientale e le isole occidentali, tanto dell’Egeo quanto dell’Adriatico. L’imperatore Baldovino di Fiandra ottenne la rimanente parte della città di Costantinopoli e la parte asiatica dell’impero. Ai vari nobili, tra cui primeggiava al tempo il marchese di Monferrato, fu lasciata la parte europea dell’impero, Grecia e Macedonia.

I conti furono tuttavia fatti senza l’oste poiché il territorio dell’impero, malgrado il collasso di qualunque autorità centrale, vide immediatamente il sorgere di numerosi centri di resistenza ad opera di grandi aristocratici o funzionari locali, che resero di fatto impossibile l’applicazione del trattato e costrinsero i conquistatori ad un prolungato sforzo bellico per assoggettare i territori. Ma tale sforzo fu accompagnato da risultati quanto mai differenti

La conquista della Grecia

La resistenza bizantina si costituì attorno a vari nuclei, i principali dei quali furono in Asia Minore intorno a Nicea e nell’Epiro. Tali nuclei avrebbero dato origine a delle precise entità politiche, rispettivamente l’Impero di Nicea e il Despotato d’Epiro, che avrebbero effettivamente impedito la conquista latina nei rispettivi territori. I greci di Nicea si sarebbero in breve imposti come i veri successori dell’imperatore Alessio V deposto dai Crociati nel 1204 riconquistando Costantinopoli nel 1261 e, sotto la dinastia dei Paleologi, guidando l’impero negli ultimi due secoli della propria esistenza sino alla conquista turca del 1453. Per il momento tuttavia tali nuclei di resistenza, unitamente al minaccioso Impero Bulgaro in Tracia, limitarono enormemente la capacità dei Crociati di assoggettare i territori già appartenuti all’impero. Nei fatti l’attività di conquista potè concentrarsi unicamente nel continente europeo, nella Macedonia orientale sopra Tessalonica, nella Tessaglia, nell’Attica e nel Peloponneso. I Veneziani, grazie alla loro forza sul mare, avrebbero avuto ragione di buona parte delle isole dell’Egeo e dello Ionio oltre che dell’isola di Creta.

L’anima della conquista della Grecia fu inizialmente il marchese Bonifacio di Monferrato, capo riconosciuto della crociata, che, deluso per non essere stato eletto imperatore, si autoproclamò re di Tessalonica, si riconobbe vassallo dell’imperatore Baldovino, ed iniziò con i suoi uomini ed altri nobili francesi e italiani la conquista della Tessaglia e dell’Attica. Due nobili francesi dalla Champagne, Guglielmo di Champlitte e Goffredo di Villehardouin, chiesero ed ottennero da Bonifacio il permesso di soggiogare il Peloponneso. La conquista, tanto di Tessaglia e Attica quanto del Peloponneso, non fu particolarmente difficile dal punto di vista militare. I grandi proprietari greci che controllavano il territorio, detti arconti, talvolta fecero opposizione armata con le loro milizie private, talaltra si sottomisero ai latini senza colpo ferire. I latini, da parte loro, impedirono generalmente alle loro truppe di saccheggiare i territori conquistati. Negli anni 1206-1207 il controllo latino si estendeva praticamente a tutta l’odierna Grecia con l’eccezione dell’Epiro. Esso era organizzato nel regno di Tessalonica, vassallo dell’imperatore di Costantinopoli, e nei suoi stati vassalli dei quali i principali erano il principato d’Acaia, che comprendeva il Peloponneso, e la signoria (poi ducato) d’Atene che copriva l’Attica. Un veneziano, Marco Sanudo, nipote del Doge Enrico Dandolo, conquistò l’isola di Naxos e in breve si impadronì delle altre Cicladi dando luogo ad uno stato insulare denominato ducato dell’Arcipelago (o di Naxos). La grande isola dell’Eubea (Negroponte) dopo varie vicende finì suddivisa tra dei nobili di origine veronese (noti come triarchi) e sarebbe poi passata sotto il diretto dominio veneziano

Gli stati latini

Evoluzione politica: 1) la colonizzazione

Le terre conquistate vennero dai latini suddivise in alcuni stati feudali che prestarono omaggio all’imperatore latino di Costantinopoli e al re di Tessalonica. I conquistatori erano i nobili e i loro seguaci e la spartizione delle terre seguì una prassi ben precisa. Le terre bizantine erano divise tra terre di proprietà privata, in mano ai cosiddetti arconti, e terre di proprietà statale. Le terre di proprietà statale furono in linea di principio attribuite in parte direttamente ai nobili che avevano diretto la conquista e in parte ai loro seguaci, vassalli, sergenti e semplici soldati. Le terre di proprietà privata, invece, furono lasciate ai proprietari greci qualora questi non avessero opposto resistenza alla conquista e confiscate per essere redistribuite ai latini nel caso contrario. Poichè i conquistatori imposero immediatamente un nuovo clero non scismatico anche la grande maggioranza delle terre di proprietà ecclesiastica finirono confiscate: esse andarono in parte a costituire la dotazione delle nuove diocesi romane che si affiancarono a quelle ortodosse e in parte ad arricchire le proprietà dei conquistatori laici. Con il cambio di proprietà delle terre lo status dei contadini che le lavoravano peggiorò sensibilmente. Il mondo bizantino non conosceva la servitù della gleba che invece i latini introdussero immediatamente. I contadini divennero i paria della nuova scala sociale, vennero conosciuti come villeins, e si trovarono legati al territorio con obblighi di corveés e scarse possibilità di emancipazione. Nei territori conquistati dai Veneziani mancò ovviamente una struttura feudale vera e propria poiché il proprietario post-conquista era la repubblica di San Marco ma i rapporti tra Veneziani (fossero essi funzionari governativi o patrizi che avevano acquistato proprietà dallo stato) e greci furono analoghi a quelli dei territori feudalizzati.

Gli stati latini più importanti furono il regno di Tessalonica, il principato d’Acaia e il ducato d’Atene. Di questi il regno di Tessalonica ebbe vita breve poiché il suo fondatore fu ucciso in uno scontro con i Bulgari già nel 1207 e lo stato stesso collassò a fronte dell’offensiva del despota d’Epiro nel 1224 che portò alla riduzione dei domini continentali latini al Peloponneso, alla Beozia e all’Attica. A quel punto il principato di Acaia si affermò come l’entità politica più importante. Dominato dal 1208 dalla dinastia dei Villahardouin fu diviso in 12 baronie principali affidate a nobili franchi che avevano partecipato alla conquista. La sede del principe fu ad Andravida, nella pianura di Elis nel nord-ovest del Peloponneso. I centri principali furono Patrasso, Corinto e in seguito una città di nuova fondazione, Glarenza, porto sul Mar Jonio vicino alla capitale. Meno esteso fu il ducato d’Atene, in mano alla dinastia dei la Roche, che comprendeva Atene, Megara e Tebe che ne era la capitale. Nel corso della prima metà del sec.XIII la Grecia latina consolidò la propria organizzazione sociale e territoriale grazie anche ad un’immigrazione da occidente, soprattutto dalla Francia, di nobili cadetti e cavalieri con i loro seguaci in cerca di terre e di fortuna: immigrazione che tanto i principi d’Acaia, i duchi d’Atene e i dinasti minori accolsero con favore donando ai nuovi venuti terre in feudo. Sotto i principi Goffredo II (1230-1246) e Guglielmo II (1246-1278) di Villehardouin l’Acaia si impose come il più potente e compatto degli stati latini, acquisendo grande prestigio e rinomanza nella madrepatria francese. Guglielmo II nel 1250 partecipò con numerosi suoi cavalieri alla sfortunata crociata egiziana di Luigi IX ottenendo dal re in riconoscimento dei servizi resi il permesso di battere moneta nello stile delle monete reali.

Per quanto riguarda Venezia essa si concentrò su territori che potessero supportare il suo ruolo di potenza marittima e in particolare l’importantissima rotta commerciale verso oriente. La repubblica si impadronì quasi subito delle isole Ionie con Corfù, delle due piazzaforti peloponnesiache di Modone e Corone e delle due isole di Cerigo e Cerigotto (odierne Kythira e Antikythera); tra il 1205 e il 1212, con una lunga campagna militare la repubblica si impadronì della grande isola di Creta che andò a costituire la più grande colonia veneziana d’oltremare e che sarebbe rimasta tale sino al 1669. Soprattutto a Creta l’immigrazione dalla madrepatria fu significativa, costituendosi una nuova classe di proprietari terrieri alternativa agli arconti greci.

Evoluzione politica: 2) contrattacco bizantino

Sin dagli inizi i latini dovettero confrontarsi militarmente con i vicini, bulgari ma soprattutto bizantini. I primi miravano a espandere i territori controllati a sud, mirando alla Tracia e alla Macedonia verso Tessalonica, i secondi a ricostituire l’antico impero sotto la guida soprattutto dei despoti d’Epiro e degli imperatori di Nicea, entrambi autoproclamatisi eredi degli imperatori di Costantinopoli. La minaccia bulgara, malgrado fosse costata in pochi anni la vita tanto di Baldovino di Fiandra quanto di Bonifacio di Monferrato, venne meno quasi subito poiché dopo la morte dello zar Kalojan lo stato bulgaro cadde preda di lotte intestine. Lo sforzo greco invece fu più consistente e animato da successo. Il regno di Tessalonica dopo la morte di Bonifacio nel 1207 fu governato da una cricca di nobili lombardi, sovente in conflitto con lo stesso imperatore di Costantinopoli, che non riuscirono ad opporre un’efficace resistenza quando il secondo despota d’Epiro, Teodoro Comneno Ducas (1214-1230), iniziò un’offensiva sistematica contro il regno conquistandone i territori a poco a poco sino a impadronirsi della stessa capitale nel 1224 e a costringere il giovane re Demetrio, figlio di Bonifacio, alla fuga. Tale conquista greca tolse ai latini la Macedonia e la Tessaglia. In Anatolia i greci, sotto i due imperatori Teodoro I Lascaris (1204-1222) e Giovanni III Ducas (1222-1254) riuscirono ad esercitare una pressione continua sino a ridurre l’impero sotto l’imperatore Roberto di Courtenay, intorno al 1225, al possesso di poco più che la capitale. Nel 1230 il despota Teodoro d’Epiro fu sconfitto dai Bulgari e questa data segna la fine delle pretese epirote di rappresentare gli eredi dell’impero bizantino. L’imperatore di Nicea passò in Europa arrivando in breve a conquistare la Macedonia con Tessalonica e minacciando la Grecia continentale e lo stesso Epiro. Nel 1259 la pressione nicena divenne tale che il despota epirota Michele II Comneno Ducas (1230-1268) chiese l’aiuto dei latini e questi, allora all’apice del proprio successo, risposero in forze. In una data tuttora incerta, nell’estate/autunno 1259, l’esercito latino, lasciato tuttavia solo dal proprio alleato epirota, fu rovinosamente sconfitto dai niceni inviati dal reggente Michele Paleologo a Pelagonia, presso Kastoria in Macedonia. La battaglia fu decisiva per la successiva evoluzione storica della Grecia. Il principe Guglielmo II di Villehardouin e la maggior parte dei feudatari d’Acaia e di Grecia finirono catturati. Furono liberati solo nel 1262 dal Paleologo, divenuto l’imperatore Michele VIII e padrone dal 1261 della stessa Costantinopoli: ma quale compenso per la propria liberazione dovettero acconsentire alla cessione ai bizantini di alcune piazzaforti nell’Acaia meridionale, le quali andarono a costituire la base da dove iniziò la lunga offensiva greca contro i latini che si sarebbe conclusa vittoriosamente nel XV secolo poco prima della conquista turca.

Evoluzione politica: 3) l’Acaia e il primato angioino

Tanto Guglielmo II di Villehardouin quanto Michele II d’Epiro avevano cercato alleanze contro Nicea al di là del mare, in Italia, ove allora brillava la stella di Manfredi di Svevia, e 400 cavalieri tedeschi avevano partecipato alla battaglia di Pelagonia. Il rinnovato espansionismo bizantino sotto Michele VIII spinse tuttavia tanto l’Epiro quanto tutta la Grecia latina all’alleanza con Carlo d’Angiò, che nel 1266 aveva tolto l’Italia meridionale agli Hohenstaufen. Nel 1267 Guglielmo II di Villehardouin, senza eredi maschi, stipulò con Carlo d’Angiò il trattato di Viterbo, riconoscendolo come proprio sovrano feudale e dando la propria figlia Isabella, erede del principato, in sposa al secondogenito di Carlo, Filippo di Taranto. Guglielmo morì nel 1278 e da allora, praticamente sino al termine della propria esistenza, il principato d’Acaia fu governato da funzionari locali, i bailli, nominati da Napoli. I sovrani angioini concessero il principato in feudo prima alle figlie di Guglielmo e ai loro consorti, poi ad altri membri della dinastia. La struttura sociale e amministrativa creata dai Villehardouin fu mantenuta ma non sempre il governo fu in grado di esercitare un’autorità effettiva sui baroni dell’Acaia. Nel corso del sec.XIV il principato vide una forte immigrazione italiana proveniente dal Napoletano ma anche dal resto d’Italia. Nobili e mercanti italiani aquisirono vaste proprietà in Acaia, da cui trassero rilevanti profitti grazie all’esportazione dei generi agricoli di produzione locale. Importante divenne l’immigrazione fiorentina, particolarmente durante il periodo in cui il fiorentino Nicola Acciaiuoli fu cancelliere della regina Giovanna I di Napoli. La città portuale di Glarenza divenne in breve uno dei maggiori centri commerciali del Mediterraneo.

Il principato dovette tuttavia fare i conti con i Bizantini che dalle piazzaforti acquisite nel 1262 iniziarono una sistematica attività di riconquista che li portò a creare e sviluppare un vero e proprio stato, il Despotato di Morea, con capitale Mistra, satellite dell’impero di Costantinopoli. L’autorità angioina iniziò a indebolirsi significativamente durante il tormentato regno della regina Giovanna I (1343-1381); l’Acaia divenne terreno di scontro tra baroni rivali, bizantini, veneziani e compagnie di soldati mercenari provenienti dalla Francia, i navarresi. Verso la fine del secolo il principato si ridusse ai suoi territori più settentrionali, intorno alla capitale Andravida e sulla costa a sud di Patrasso. Alla fine il re di Napoli Ladislao finì per cederne la sovranità al capo della Compagnia Navarrese ma ormai l’Acaia latina aveva i giorni contati. Nel 1432 l’ultimo principe, Centurione Zaccaria, si arrese al despota di Morea Costantino Paleologo, colui che sarebbe entrato nella leggenda nel 1453 morendo come imperatore Costantino XI nella caduta di Costantinopoli.

Evoluzione politica: 4) i Catalani in Attica e Tessaglia

Il ducato d’Atene, l’altro importante stato della Grecia latina, risentì meno dell’Acaia dalla sconfitta di Pelagonia, poiché al momento dello scontro il duca Guido I de la Roche (1225-1263) si trovava in Francia. Formalmente vassallo dell’Acaia nel 1267 riconobbe anch’esso la sovranità angioina a seguito del trattato di Viterbo ma in realtà mantenne la propria autonomia e indipendenza. A seguito dell’estinzione dei de la Roche nel 1308 il ducato passò alla casa di Brienne con il duca Gualtieri I che inaugurò una politica di potenza tentando pure l’espansione contro la Tessaglia greca, retta da un ramo cadetto della dinastia epirota. Per far ciò Gualtieri reclutò la famosa Compagnia Catalana degli almogavari, dei mercenari che si erano distinti prima nella guerra del Vespro, poi al servizio bizantino contro i Turchi in Anatolia e che nel 1310 erano rimasti senza impiego. Gli almogavari lo servirono bene ma il duca sostanzialmente si rifiutò di pagarli, chiamando a raccolta i cavalieri della Grecia latina per scacciarli dai propri territori. I cavalieri risposero in modo entusiastico ad un duca che appariva come uno degli emblemi della cultura cavalleresca cui essi aderivano. Tuttavia mal incolse loro perché il 15 marzo 1311 nella piana di Almyros, presso il fiume Cefisso, nella Tessaglia meridionale, lo splendido host degli orgogliosi cavalieri franchi fu fatto a pezzi dai rudi guerrieri catalani nella seconda iconica battaglia che segnò il declino militare della cavalleria medievale. Le cronache parlano di un massacro dove insieme al duca trovò la morte il fior fiore dei cavalieri franchi di Grecia. La Compagnia Catalana si trovò da un giorno all’altra padrona del ducato e i suoi comandanti presero in spose le vedove dei cavalieri uccisi. Non confidando di poter amministrare da soli il ducato gli almogavari ne fecero omaggio al re di Sicilia Federico II d’Aragona (1296-1337) che lo accettò infeudandone in successione i propri figli cadetti e inviandovi come proprio rappresentante un vicario, il proprio figlio naturale Alfonso Fadrique. I catalani da allora costituirono l’élite del ducato che ressero sino al 1388 tramite dei vicari a rappresentare la lontana autorità ducale. Nel 1319 conquistarono la Tessaglia che prese il nome di ducato di Neopatria. Mentre inizialmente si dedicarono a incursioni e razzie, spesso per mare, nei confronti dei vicini, franchi d’Acaia, veneziani e bizantini, col tempo e con il ricambio generazionale si diedero soprattutto al commercio, in linea con la grande espansione verso Oriente che nel secolo XIV conobbe la marineria catalana. Ciò che fu mantenuta, rispetto al precedente periodo franco, nei due ducati di Atene e Neopatria, fu la rigida separazione tra i dominatori, ora catalani, e le popolazioni autoctone greche. Avendo perso progressivamente le proprie tradizioni militari i catalani e non potendo contare su rinforzi dalla Sicilia nella seconda metà del secolo dovettero affrontare le incursioni prima della già menzionata Compagnia Navarrese e poi quella dell’avventuriero fiorentino Neri Acciaiuoli che si era costituito un significativo dominio privato nel principato d’Acaia. A capo di un esercito di mercenari Neri Acciaiuoli attaccò l’indebolita Grecia catalana e se ne impadronì, fino a conquistare Atene nel 1388 inaugurando così una nuova dinastia ducale che sarebbe rimasta sino alla conquista turca.

Evoluzione politica: 5) la fine del dominio latino e la conquista turca

I Turchi Ottomani nel corso del secolo XIV avevano conosciuto una incredibile espansione da piccolo emirato nell’Anatolia a un vero e proprio stato militare che aveva ridotto alla capitale l’impero bizantino e imposto un completo predominio nei Balcani, assoggettando Serbia e Bulgaria. In Grecia i latini controllavano ormai solo l’Acaia settentrionale, con la Tessaglia e l’Attica ora in mano agli Acciaiuoli fiorentini. I bizantini controllavano la maggior parte del Peloponneso con il despotato di Morea mentre a nord l’Epiro era terra di conflitto tra i signori latini di Cefalonia e le tribù albanesi. I Veneziani controllavano le isole di Eubea e di Creta e alcune piazzaforti. Le isole dell’Egeo costituivano il ducato dell’Arcipelago mentre le altre isole egee, vicino alla costa anatolica, erano state cedute dagli imperatori bizantini a delle famiglie genovesi, come i Giustiniani e i Gattilusio. Tolta Venezia, ancora invincibile sul mare, nessuno di questi staterelli era in grado di opporre seria resistenza ai Turchi. Una prima scorreria in forze nel 1394 portò all’annessione all’impero ottomano della Tessaglia e della piccola contea di Salona, con i Turchi che si spinsero sino in Acaia varcando l’istmo di Corinto. I vari dinasti, franchi, catalani, bizantini, albanesi, accettarono tutti più o meno di rimanere vassalli del sultano ottomano, continuando peraltro piccole guerre tra di loro. In queste piccole guerre il principato di Acaia cessò di esistere incorporato nel despotato di Morea nel 1432. Sotto il sultano Maometto II (1451-1481), una volta conquistata Costantinopoli, per tutti i piccoli potentati balcanici, bizantini, latini o slavi che fossero, il vassallaggio si trasformò in completa annessione. Nel 1458 l’ultimo duca d’Atene, Francesco II Acciaiuoli si consegnò ai Turchi, venendo da questi poi giustiziato due anni dopo. La stessa sorte toccò nel 1462 a Nicolò Gattilusio, ultimo signore genovese di Lesbo. L’Eubea fu conquistata in seguito alla lunga guerra turco-veneziana del 1463-1479. Il ducato dell’Arcipelago e la signoria genovese di Chio sopravvissero sino al 1566, anno considerato come finale del periodo; l’ultimo dinasta latino, Angelo V Gozzadini, di famiglia di origine bolognese, signore di Sifnos (Sifanto), perse la sua isola nel 1617. Creta, la più florida delle colonie veneziane, sarebbe rimasta a San Marco sino al 1669.

Struttura economico-sociale della Grecia latina

La società latina in Grecia (e a Creta) ebbe le caratteristiche di una società coloniale, come più avanti in età moderna e contemporanea si sarebbe potuto vedere nei grandi imperi coloniali extra-europei. I franchi e i latini conquistatori si sovrapposero come dominatori agli esistenti greci, attuando una tendenzialmente rigida separazione tra le due etnie. I cavalieri occidentali e la Chiesa cattolica divennero grandi feudatari e proprietari terrieri, e sotto di loro si trovarono i contadini greci, sprezzantemente definiti come vileins. I grandi proprietari greci che avevano accettato senza fare resistenza i nuovi dominatori mantennero in generale le proprie terre, ma furono costretti a sottomettersi ai grandi baroni franchi. La condizione dei contadini regredì a quella di servi della gleba. Coloro per i quali il mutamento fu minore furono gli abitanti delle poche città, Patrasso, Corinto, Tebe, Atene. Per costoro, soprattutto artigiani e mercanti, si schiusero delle possibilità derivanti dalla crescita dei rapporti commerciali con l’Occidente. Vicino ad Andravida, sullo Ionio, i principi d’Acaia fondarono una nuova città, Glarenza, che in breve divenne uno dei maggiori centri marittimi e commerciali del Mediterraneo orientale. L’immigrazione da ovest riguardò soprattutto mercanti, e fu particolarmente importante soprattutto nel ‘300, dall’Italia e dalla Catalogna. Nel ‘300 divenne pure significativa l’attività di mercanti italiani che acquisirono nella Grecia latina significative proprietà terriere, da cui trassero importanti rendite grazie ai proventi dell’esportazione dei generi agricoli, olio, vino, resine, qualche cereale.

Sotto il profilo della convivenza, tuttavia, essa fu pacifica, malgrado le differenze religiose. Le due società rimasero sostanzialmente separate, i matrimoni misti rimasero proibiti, ma non vi fu in Grecia una oppressione dei colonizzatori nei confronti della popolazione autoctona. Qualche conflitto ebbe luogo a Creta, a seguito della maggior durezza del governo veneto, ma anche esso trovò sempre alla fine un’accettabile composizione.

Cosa resta della Grecia latina

Questa società coloniale cessò subitamente di esistere con il venir meno del dominio politico latino, lasciando ben poche tracce dietro di se. I baroni latini dell’Acaia abbandonarono a poco a poco il paese a seguito della riconquista bizantina, e i mercanti e i borghesi catalani tornarono verso la madrepatria a seguito della conquista degli Acciaiuoli. La definitiva conquista ottomana nel ‘400 non trovò significativa opposizione posto che il dominio latino era già terminato. Modesta eccezione fu quella delle isole, soprattutto le Cicladi, dove a causa delle modeste dimensioni del territorio le popolazioni latine e autoctone si erano in un certo qual modo mischiate.

Quello che oggi resta della Grecia latina sono alcuni imponenti fortificazioni, come Chlermoutsi e Karitaina, soprattutto nel Peloponneso e a Creta, e pochissimi ruderi religiosi. La fiorente Glarenza fu abbandonata dai suoi abitanti dopo un saccheggio all’inizio del ‘400 ed oggi restano solo pochi ruderi delle mura e degli edifici civili. La moderna Grecia che sarebbe nata nel XIX secolo non trasse nulla dalla Frankokratia.

Per approfondire:

Bon, Antoine, La Morée franque. Recherches historiques, topographiques et archéologiques sur la principauté d’Achaïe, Parigi, 1969

Longnon, Jean, The Frankish States in Greece, 1204-1311, in Setton, Kenneth (ed.), History of the Crusades, Vol.II, Madison, 1969

Frazee, Charles, The Island Princes of Greece. The Dukes of the Archipelago, Amsterdam, 1988

Jacoby, David, Social Evolution in Latin Greece, in Setton, Kenneth (ed.), History of the Crusades, Vol.VI, Madison, 1989

Jacoby, David, Italian Migration and Settlement in Latin Greece: The Impact on the Economy, in Mayer, Hans Eberhard (ed.), Die Kreuzfahrerstaaten als multikulturelle Gesellschaft, Monaco, 1997

McKee, Sally, Uncommon Domination: Venetian Crete and the Myth of Ethnic Purity, Philadelphia, 2000

Miller, William, The Latins in the Levant, a History of Frankish Greece (1204-1566), New York, 1908

Miller, William, Essays on the Latin Orient, Cambridge, 1921

Setton, Kenneth, The Catalans in Greece, 1311-1380, in Setton, Kenneth (ed.), History of the Crusades, Vol.III, Madison, 1975

Setton, Kenneth, The Catalans and Florentines in Greece, 1380-1462, in Setton, Kenneth (ed.), History of the Crusades, Vol.III, Madison, 1975

Topping, Peter, The Morea, 1311-1364, in Setton, Kenneth (ed.), History of the Crusades, Vol.III, Madison, 1975

Topping, Peter, The Morea, 1364-1460, in Setton, Kenneth (ed.), History of the Crusades, Vol.III, Madison, 1975

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