La martire Dinfna, vissuta nel VII Secolo, è la patrona dei pazienti affetti da malattie mentali. Presso la città di Gell, in Belgio, intorno alla chiesa costruita sul luogo del martirio, nacque un centro di accoglienza per malati mentali, uno dei primi della storia occidentale. Esiste tutt’ora.
Sulla vita di Dinfna non esistono fonti attendibili sul piano storico: è generalmente riportato che visse all’incirca nel VII Secolo d.C. La sua “Passio” è narrata in un’opera agiografica del XIII secolo, “Vita Sanctae Dimpnae”. Secondo quanto riportato, il testo fu scritto da Petrus Cameracensis, sacerdote della chiesa di Sant’Uberto a Cambrai, il quale, dietro invito del vescovo del luogo, mise per iscritto e tradusse in latino le storie che si narravano oralmente su di lei nella regione delle Fiandre. Di seguito abbiamo solo riassunti circa i fatti principali della vita di Dinfna per come è stata descritta.
2. LA SANTA DEI MALATI DI MENTE
Dinfna era la figlia unica di un capo clan della tribù di Airgialla, di religione pagana, e della moglie, di religione cristiana, di un regno situato in Irlanda. Durante la prima infanzia la madre, di nascosto dal marito, la fece battezzare dal sacerdote Gereberno ed ella mostrò sin da giovane una marcata spiritualità e una dedizione alla vita di preghiera.
La regina morì quando Dinfna aveva solo quattordici anni, lasciando il vedovo nella più totale disperazione in quanto molto innamorato della moglie, ma quel dolore straziante non fu tenuto in dovuta considerazione dagli uomini che erano al suo fianco: non appena la defunta fu sepolta, cominciarono a esercitare pressioni perché il re si risposasse dando così un’immagine solida della dinastia. Il re, che già mostrava segni di squilibrio mentale, decise di sposare la figlia che tanto gli ricordava la moglie defunta. La ragazza fuggì e si rifugiò a Geel. Qui però la raggiunse il padre folle che la martirizzò in presenza di cinque malati mentali che vivevano nella città. La misericordia celeste si rese evidente l’indomani mattina, quando i cinque infermi si risvegliarono completamente guariti. Il miracolo si era compiuto e la popolazione lo attribuì alla giovinetta uccisa brutalmente dal padre pazzo.
3. IL PRIMO CENTRO PER L’ACCOGLIENZA DEI MALATI MENTALI
Sull’onda della devozione alla santa, fonti del XII-XIII Secolo riferiscono dell’istituzione di una casa per ospitare i pellegrini, in seguito divenuta un vero e proprio istituto psichiatrico, che farà di Geel il più antico centro di accoglienza per malati mentali della storia, mentre il primo ospedale psichiatrico propriamente detto fu aperto a Valencia, in Spagna, solamente nel XV Secolo sulla scia dei modelli arabi.
4. LE CURE
Le cure a cui gli individui si sottoponevano univano elementi di devozione religiosa a pratiche igienico-sanitarie. I pazienti venivano ospitati e assistiti nella chiesa per nove giorni consecutivi: in questi giorni, i malati erano invitati a confessarsi, a partecipare quotidianamente alla messa, a svolgere particolari processioni all’interno e all’esterno della chiesa, – tra cui il passare curvi sotto il monumento funebre di santa Dinina, l’indossare al collo la mattonella con scritto i nome della santa risalente all’epoca della sua morte, e il pregare in circolo attorno alla chiesa stessa – ma anche a riposare, a recitare formule di esorcismo e ad assumere erbe medicinali.
Le attività di ogni paziente venivano in parte individualizzate, in relazione al grado di abilità psicofisica. Prima di iniziare la novena, ogni paziente era tenuto a offrire ai sacerdoti l’equivalente del proprio peso in grano, il quale sarebbe poi stato utilizzato per la preparazione dei pasti. Nei secoli, a causa dei frequenti pellegrinaggi, si formò a Geel una numerosa comunità di malati di mente tanto che, per accoglierli, nel 1286 venne costruita una casa. Dato però il loro numero sempre crescente, le autorità ecclesiastiche si rivolsero direttamente ai cittadini della città, chiedendo di condividere i loro sforzi e di aiutarli nel gestire i malati.
Essi quindi venivano accolti e assistiti presso le famiglie del luogo: in termini moderni i malati venivano “deistituzionalizzati”, partecipando alla vita sociale del paese. Questa sorta di anticipazione delle moderne “case famiglia”, costituì un fatto importante per la storia delle terapie e della carità cristiana nei loro confronti. Qui nel IX Secolo venne fondato un vero e proprio istituto psichiatrico e ancora oggi a Geel si praticano cure avanzate, ad esempio, occupando i pazienti con attività lavorative durante il giorno. E ancora oggi molte famiglie della località hanno l’abitudine di accogliere un malato nella propria casa, come fosse un figlio in più, un parente o un amico.
L’assistenza agli ammalati secondo le modalità descritte, incentrata prevalentemente su aspetti religiosi, si integrò gradualmente con una primordiale forma di trattamento a sfondo familiare-riabilitativo e questa fu la vera innovazione del modello Geel.
5. IL BETHLEM (BEDLAM)
Circa nello stesso periodo fu fondato un altro ospedale unico del suo genere in Inghilterra: il Bethlem, che in seguito diverrà tristemente noto come Bedlam. Fu costruito con l’unico scopo di rinchiudere, lontano dalla società, malati di mente, disabili o criminali con problemi psichici.
Il sistema era del tutto opposto a quello di Geel: qui i pazienti venivano sottoposti a inutili crudeltà e umiliazioni. Si poteva essere ricoverati per “mania cronica” o “acuta malinconia”, ma anche per aver commesso reati come l’infanticidio, l’omicidio o la “brutalità”. Essere ricoverati al Bedlam non significava in nessun modo intraprendere un percorso di riabilitazione, dal momento che “il trattamento” implicava poco più che isolamento. Nel 1547 Enrico VIII (1491-1547) tolse la gestione del convento alle suore e lo cedette al comune di Londra, che lo destinò all’internamento delle persone malate mentalmente, in cui le condizioni di vita divennero sempre più scadenti. Con il tempo, l’istituto acquisì il soprannome di Bedlam, a indicare un luogo di confusione e caos. Nell’Età Vittoriana divenne poi quel luogo tristemente noto per le torture e le violenze praticate per scopi pseudo scientifici.
5. LE FONTI
AA.VV., Geel e Santa Dinfna, una secolare tradizione di assistenza psichiatrica in Giornale di storia, 32, 2020
Kring, Ann M.; Johnson, Sheri L., Psicologia clinica (trad.ital.), Bologna, 2013
Vita Sanctae Dimpnae