26 luglio 811
Il Primo Impero Bulgaro, costituito dopo la battaglia di Ongal del 680, fu a mio avviso per lunghi secoli il più mortale nemico dell’Impero Bizantino. Lungi dall’essere uno stato barbaro crebbe enormemente in estensione e civilizzazione, soprattutto dopo la conversione al Cristianesimo; costruì imponenti città e fortezze e arrivò spesso a minacciare Costantinopoli. A differenza del Califfato Abbaside a est l’Impero Bulgaro era vicinissimo alla capitale e nei Balcani mai esistettero stati o regioni cuscinetto (come l’Armenia a est) utili a proteggere i Greci. Nell’VIII secolo i rapporti tra Bulgari e Bizantini furono un alternarsi di alleanze e di guerre: nel 717/718 l’esercito bulgaro fu determinante nel respingere il grande assedio arabo della capitale ma in seguito i rapporti si deteriorarono. Costantino V (741-775), il grande imperatore iconoclasta, condusse una serie di campagne militari vittoriose ma non riuscì comunque ad imporre una supremazia greca. Alla fine del secolo i Bulgari tornarono all’offensiva guidati da un grande khan, di nome Krum, con spiccate attitudini militari, e iniziarono nuovamente le devastazioni in territorio bizantino. Ma a Costantinopoli non stettero con le mani in mano e nell’802 salì al trono un capace patrizio originario dell’Anatolia, che regnò con il nome di Niceforo I (802-811). Questi si diede alacremente a riorganizzare e rafforzare l’impero, indebolito prima di lui da lotte intestine all’interno della dinastia regnante. Niceforo riaffermò l’autorità imperiale ovunque, anche ad Occidente, giungendo ad un famoso accordo con lo stesso Carlomagno, la Pax Nicephori dell’803. Dall’807 l’imperatore, ormai saldo sul trono e con un impero rafforzato, riprese operazioni militari offensive contro i Bulgari. Varie campagne furono combattute, con il successo che arrise ora all’una ora all’altra parte. Famosa riprese la conquista bulgara di Serdica (l’odierna Sofia) ed il massacro dell’intera guarnigione greca nell’809.
Nell’811 Niceforo organizzò quella che nelle sue intenzioni doveva essere la campagna definitiva volta all’annientamento del potente vicino: fu raccolto un esercito enorme, con truppe provenienti tanto dai temi europei quanto da quelli asiatici. Molti aristocratici greci accompagnarono la spedizione cui prese parte anche Stauracio, il figlio ed erede dell’imperatore. Krum fu intimidito dall’enorme esercito bizantino e si ritirò lasciando che Niceforo marciasse attraverso i passi dei monti Balcani verso la propria capitale, Pliska, oggi un piccolo villaggio presso la città di Šumen nella Bulgaria orientale a ovest di Varna. Due eserciti bulgari cercarono di opporsi ai Bizantini ma furono entrambi sconfitti e alla fine Niceforo entrò a Pliska mettendola a sacco. I palazzi di pietra e i templi pagani furono distrutti, la campagna fu brutalizzata. Le cronache narrano di enormi ricchezze finite in mano ai Greci. Ma a questo punto Niceforo esagerò. Krum chiese la pace ma l’imperatore la rifiutò; allora il khan bulgaro chiamò a raccolta le forze rimanenti, si dice armando pure le donne, e si fortificò sui passi montani per tagliare ai Bizantini la via del ritorno. Al passo di Vrabitsa i Bulgari bloccarono la strada con delle palizzate di legno e costrinsero gli imperiali a fermarsi e a mettere il campo; poi procedettero a bloccare anche l’entrata della vallata. I Bizantini secondo la cronaca persero coraggio, con Niceforo in primo luogo che si chiuse nella propria tenda pressochè paralizzato. Alle prime luci dell’alba del 26 luglio 811 da tutte le parti i Bulgari attaccarono il campo e fu un’immensa strage, con i Bizantini presi dal panico e totalmente incapaci di reagire. Niceforo fu ucciso e con lui molti nobili. L’erede Stauracio fu gravemente ferito ma riuscì a fuggire, solo per fare più tardi un breve passaggio sul trono ed essere costretto ad abbandonarlo per la propria infermità. Si narra che Krum abbia fatto decapitare Niceforo, ne abbia ripulito il cranio e lo abbia ricoperto d’argento, usandolo quindi come una coppa per bere.
Pliska fu una delle più catastrofiche sconfitte militari patite dall’Impero Bizantino. Krum, per la Bulgaria un eroe nazionale, riaffermò la potenza e l’indipendenza del proprio popolo e andò all’offensiva ma non riuscì a prendere Costantinopoli, morendo alla fine per un colpo apoplettico nell’814. Sotto i suoi successori la Bulgaria sarebbe diventata cristiana ed avrebbe vissuto i due secoli più gloriosi della propria storia.
Per approfondire:
John V.A.Fine jr., The Early Medieval Balkans, Ann Arbor, MI, 1983
John F. Haldon, The Byzantine Wars, Stroud, Gloucestershire, 2001
Georg Ostrogorsky, Storia dell’Impero Bizantino (trad.ital.), Torino, 1968
Steven Runciman, A history of the First Bulgarian Empire, Londra, 1930
Warren Treadgold, Byzantium and Its Army, 284-1081, Stanford, CA, 1995