1109 – Alfonso VI re di Castiglia e León

Il 1° Luglio, nell’anniversario della sua morte a Toledo, all’età di sessantanove anni, si ricorda Alfonso VI il Valoroso (1040-1109), Re di Léon e di Castiglia della stirpe di Navarra.

I. LE ORIGINI E L’EREDITÀ PATERNA

Alfonso era figlio di re Ferdinando I il Grande (1016-1065), della stirpe Jimena, e di sua moglie Sancia di León (1013-1067), ultima esponente della stirpe delle Asturie. Re Ferdinando, primo Re di Castiglia, aveva ereditato dal fratello della moglie — che aveva ucciso in battaglia a Tamarón (1037) — anche León, Galizia e Asturie.

Re Ferdinando aveva sancito che alla sua morte il regno fosse diviso tra i figli, sicché alla primogenita Urraca (1033-1101) era stata assegnata la città di Zamora, al primo maschio Sancio II il Forte (1036-1072) il Regno di Castiglia, a Elvira (1038-1101) la città di Toro, ad Alfonso VI il Valoroso il Regno di Leon e a Garcia I (1042-1090) il Regno di Galizia. La pace tra gli eredi di Ferdinando era tuttavia durata poco.

II. GUERRA FRATRICIDA

Sancio il Forte era stato il primo a portare guerra ai fratelli per riunire il regno che era stato del padre, ma era stato ucciso a tradimento sotto le mura di Zamora, mentre — dopo essersi impossessato dei regni dei fratelli — assediava Urraca. Dopo la morte di Sancio II, i nobili castigliani avevano continuato l’assedio di Zamora, mentre i due fratelli già scacciati dalle loro sedi ve n’erano rientrati: Garcia nel Regno di Galizia, Alfonso VI in León.

III. IL GIURAMENTO DI BURGOS

Poiché Sancio non aveva lasciato eredi, Alfonso si era prodigato a garantire che, se fosse stato riconosciuto Re di Castiglia, avrebbe trattato i nobili castigliani alla stregua dei nobili leonesi, perdonando le inimicizie occorse, ma il sospetto che Urraca e Alfonso fossero stati complici nell’assassinio di Sancio era condiviso dalla maggioranza di loro, tra cui il Conte di Bivár, Rodrigo Diaz detto El Cid Campeador (1043-1099), che era stato grande amico di re Sancio.

Alla fine i maggiorenti castigliani, dopo aver tolto l’assedio a Zamora, avevano preteso che Alfonso giurasse la sua innocenza in pubblico, sul sagrato della chiesa di Sant’Agata di Burgos; solo allora Alfonso VI era stato riconosciuto riconosciuto Re di Castiglia dai nobili castigliani.

IV. L’ANNESSIONE DELLA GALIZIA

In seguito, egli aveva con l’inganno catturato e imprigionato anche il fratello minore, Garcia, impossessandosi della Galizia. Così, con la morte e la cattura dei fratelli, nonché con il ritiro delle sorelle in convento, unico sovrano del regno di Ferdinando era gradualmente divenuto Alfonso VI.

V. L’ESILIO DEL CID E LA DISFATTA

Il nuovo re aveva poi esiliato El Cid, colpevole di amicizia verso emiri che Alfonso intendeva combattere. Dopo la fine del califfato omayyade, infatti, la Spagna moresca era suddivisa in piccoli regni indipendenti, dall’atteggiamento diplomatico variabile.

Tuttavia, dopo che Alfonso aveva conquistato Toledo, i sovrani dei piccoli regni mori, — soprattutto gli emiri di Siviglia, Badajoz, Granada e Cordova — preoccupati, si erano rivolti agli Almoravidi, che erano sbarcati in Spagna dal Marocco.

Dopo l’esilio del Cid, l’emiro Yūsuf ibn Tāshfīn (1061-1106) aveva sconfitto Alfonso VI nella battaglia di Sagrajas, detta dai Mori al-Zallaqa, vicino a Badajoz, nel 1086, ma non ostante ciò non era riuscito a riconquistare Toledo.

VII. RITORNO E SECONDO ESILIO DEL CID

Dopo questi fatti Alfonso aveva deciso di richiamare El Cid dall’esilio.

Così, grazie ad Álvar Fáñez de Minaya (1034-1114), luogotenente del Cid, nel 1088 Alfonso aveva conquistato il castello di Aledo, in Murcia, ottenendo la sottomissione di tutti gli emiri della zona.

Nel 1090, però, l’emiro almoravide Yūsuf Ibn Tāshfīn, nuovamente rientrato dal Nordafrica, aveva attaccato il castello di Aledo, che aveva retto, ma subendo tanti e tali danni che Alfonso lo aveva giudicato indifendibile, facendolo radere al suolo e abbandonandolo.

Il sovrano aveva addebitato questo scacco al Cid, per il suo tardivo soccorso, ma — alla richiesta di quegli di avere un giusto processo — il re aveva risposto confiscandogli tutti i beni, condannandolo nuovamente all’esilio ed imprigionando la moglie e le figlie. Dopo aver liberato e preso con sé moglie e figlie, El Cid aveva quindi abbandonato definitivamente la Castiglia.

VIII. I DUE GENERI

Nel 1091, comunque, Alfonso aveva conquistato per breve tempo anche Cordova, antica capitale omayyade, e nel 1093 aveva nominato Governatore della Galizia il genero Raimondo di Borgogna (1059-1107), della stirpe degli Anscarici, marito della figlia Urraca (1080-1127), mentre aveva assegnato la Contea del Portogallo e la città di Coimbra — facenti entrambe parte del Regno di Galizia, quindi in sottordine al Governatore della Galizia, a Enrico di Borgogna (1066-1112), appartenente a un ramo cadetto dei Robertingi-Capetingi, già marito della sua figlia illegittima Teresa (1080-1130).

IX. EL CID A VALENCIA

Nel 1094, El Cid era riuscito a occupare Valencia, facendone un baluardo cristiano contro gli attacchi degli Almoravidi, che altrimenti, se avessero conquistato Valencia, avrebbero potuto attaccare la Contea di Barcellona e il Regno di Aragona. In quello stesso periodo El Cid aveva affrontato gli Almoravidi che, nella battaglia di Cuarte, avevano subito loro prima grande sconfitta nella Penisola iberica.

Nel 1097 le truppe castigliane avevano conquistato il castello di Consuegra, che erano però riuscite a tenere solo per otto giorni, perché il 15 Agosto erano stati sconfitti dalle truppe di Yūsuf Ibn Tāshfīn. Durante l’attacco era morto l’unico figlio maschio del Cid, Diego Rodríguez (1078-1097), che aveva lasciato Valencia per unirsi alle truppe castigliane. Yūsuf ibn Tāshfīn, soddisfatto, dieci mesi dopo era tornato definitivamente a Marrakesh.

X. GLI ULTIMI ANNI

Negli ultimi anni di regno, Alfonso aveva cercato di impedire il consolidamento degli Almoravidi nella Spagna musulmana, ma senza successo. I regni del Sud della Spagna erano stati occupati dal nuovo emiro Ali ibn Yusuf (1083-1143), che nel 1108 aveva nuovamente sconfitto le truppe castigliano-leonesi, comandate da Álvar Fáñez nella battaglia di Uclés, dove aveva perso la vita l’erede al trono, l’unico figlio maschio di Alfonso, l’infante Sancio Alfonsez (1093-1108): appiedato, dopo che il cavallo era stato colpito, era stato difeso strenuamente dal conte García Ordóñez (†1108), che — ferito — gli aveva fatto scudo col suo corpo, ma inutilmente e rimanendo ucciso egli stesso.

XI. LA SUCCESSIONE

Così, alla morte di Alfonso, gli succedette la figlia maggiore, Urraca I, prima donna a regnare di diritto proprio nell’Europa medievale. Già vedova di Raimondo di Borgogna, dopo un burrascoso secondo matrimonio con il Re d’Aragona e di Pamplona Alfonso I il Battagliatore (1082-1134), Urraca avrebbe lasciato il Regno di Castiglia e di León al proprio primogenito maschio, Alfonso VII detto l’Imperatore (1105-1157), primo sovrano spagnolo della stirpe degli Anscarici.

XII. LE FONTI PRIMARIE

Le principali fonti primarie, su questa vicenda e più in generale su questo periodo storico della Spagna, sono date dagli annali: gli “Anales Castellanos secundos” (XII Secolo), precedentemente noti come “Annales Complutenses” in quanto conservati presso l’Università di Alcalá de Henares, antica Complutum; la “Chronica Naiarensis” (XII Secolo), del monastero benedettino di Santa María la Real di Nájera; gli “Anales castellanos terceros” (XIII Secolo), noti anche come “Annales Compostellani” poiché trovati a Santiago de Compostela; il “Chronicon Burgense” (XIII Secolo), così chiamato perché rinvenuto nella Cattedrale di Burgos. A queste opere si aggiunge l’anonima “Historia Roderici” (XII Secolo), una cronaca in prosa incentrata sulla figura del Cid. Pur attribuendogli un valore limitato sotto il profilo storiografico, non si può non menzionare altresì il “Cantar del mio Cid“, opera letteraria dal gusto epico, che può tuttavia fornire indicazioni di carattere storico.

XIII. BIBLIOGRAFIA

— AA.VV., “Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti”, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani degli Alfieri (1877-1961), 1929-1937:

– Ramón d’Alós-Moner (1885-1939), voci “Alfonso VI, re di Castiglia e di León” e “Alfonso VII Imperatore, re di Castrglia e di Léon”, nel Vol. 2 (1929)

– Nicola Zingarelli (1860-1935), voce “Cid”, nel Vol. 10 (1931);

– Nino Cortese (1896-1972), voce “Sancio II re di Castiglia e di León”, nel Vol. 30 (1935);

– Ruggero Moscati (1908-1981), voce “Urraca regina di Castiglia e León”, nel Vol. 34 (1937).

— AA.VV., “Storia del mondo medievale”, Cambridge University Press, 1929-1936, Garzanti, 1981, Volume V (Il trionfo del Papato e lo sviluppo comunale):

– Rafael Altamira y Crevea (1866-1951), “La Spagna (1031-1248)”.

— Gonzalo Anes Álvarez de Castrillón (1931-2014), a cura di –, “Diccionario biográfico español”, Real Academia de la Historia, 2012:

– Gonzalo Martínez Díez (n. 1924), voci “Alfonso VI” e “Díaz de Vivar, Rodrigo”;

– Andrés Gambra Gutiérrez, voce “Fernández, Urraca”;

– Antonio Viñayo Gonzalez (1922-2012), voce “Fernando I”;

– José Ramírez del Río (n. 1973), voce “Ibn Yahhaf”;

– Margarita Cecilia Torre Sevilla (n. 1969), voce “Sancho II de Castilla”;

– María del Carmen Pallares Méndez (n. 1948), voce “Urraca de León”:

– Alejandro García Sanjuán, voce “Yaḥyā b. Ismā‛īl b. Yaḥyā al-Qādir”.