Nota in tutta l’Europa medievale e conosciuta in qualsiasi ambiente sociale, la preghiera del Peperit era una formula che prometteva di donare alle partorienti un parto senza complicazioni e un travaglio il più rapido possibile. Assicurava di poter raggiungere questi risultati in virtù delle ripetute invocazioni alla beata vergine Maria e ad altre figure bibliche, tutte accomunate da una caratteristica: quella di aver sopportato a loro volta i dolori del parto. Ne sono state ritrovate ben sessantasei versioni tutte provenienti da zone diverse dell’Europa. conservate libri di devozione , testi di magia e scritti di natura medica. Malgrado abbia quindi un valore trasversale ( preghiera, incantesimo, formula medica ) nei paesi anglosassoni viene definita “Charm” quindi incantesimo. Poteva essere incisa su cera e legata al piede della partoriente o scritta in un testo o recitata dalle donne presenti al parto. Quindi poteva essere breve o più complessa con molte varianti .
LA FORMULA BASE
Questa è la formula tratta da un manoscritto devozionale del XII secolo, attualmente conservato a Vienna:
Anna peperit Samuelem Elisabet genuit Iohannem. Anna genuit Mariam Maria genuit Christum. Infans, siue masculus siue femina,exi foras: te vocat Salvator ad lucem.
Sancta Maria peperit Salvatorem,peperit sine dolore. Christus natus est de virgine.Christus te vocat, ut nascaris.Exinanite! Exinanite! Exinanite! Postea, ter Pater Noster.
La cosa veramente interessante è che questa preghiera ha un caratteristico andamento ritmico. Infatti dopo un lungo contenuto narrativo (“Anna peperit Samuelem, Elisabet genuit Joannem…”), il ritmo si spezza e lascia spazio a una lunga serie di “esci! Esci! Esci!”, ripetuti più volte in rapida successione. La rapida serie di “exaninite!”, cambia bruscamente il ritmo della preghiera, trasmettendo un senso di pathos e di urgenza.
Dopodiché, tutto si ferma. Si torna alla quiete iniziale. Il ritmo dell’orazione nuovamente si fa disteso mentre le donne recitano i tre Pater Noster, al termine dei quali potranno ricominciare da capo se ne sentiranno il bisogno.
Visto il contesto in cui la preghiera veniva recitata, chiunque abbia un minimo di dimestichezza con ciò che accade dentro una sala parto non può non far correre il pensiero all’andamento ritmico delle contrazioni che si avvicendano lungo il travaglio, intervallandosi a periodi di distensione in cui la partoriente cerca di recuperare le forze prima di ricominciare a spingere.
Per approfondire:
Marianne Elsakkers, “In pain you shall bear children (Gen 3:16); medieval prayers for a safe delivery.” in Anne-Marie Korte (ed.), “Women and Miracle Stories“, Leiden, 2001
Jones, Peter Murray & Lea T Olsan, “Performative Rituals for Conception and Childbirth in England, 900-1500.” In: “Bulletin of the history of medicine vol. 89/3“, 2015